Snowboard - protezioni

LE PROTEZIONI NELLO SNOWBOARD: QUALI SONO E COME SI USANO

Affronteremo ora un argomento un pò spigoloso, alcuni le usano, altri le odiano.. Sono le protezioni, secondo me basilari in certe situazioni.. 

Come base, metterei nel bagaglio di ogni rider un PARASCHIENA, di quelli usati dai motociclisti: non ingombrano, magari vi faranno sudare un pò di più, ma nel momento in cui incapperete nella prima caduta di schiena vi renderete subito conto che il paraschiena vi ha evitato un grossissimo guaio.

 

SHIELD AIR 
Protezioni composite dorsali a otto, sette, cinque, quattro, tre e due placche con fascia lombare di fissaggio. 
Consigliate per un utilizzo multisport.

WAISTCOAT PRO II 
Gillet in Lycra® traforata con trattamento Teflon® HT e paraschiena ergonomico Back Protector 7 placche e protezioni morbide sulle scapole.

 

Al secondo posto in valigia metterei un CASCO, omologato FIS (sono richiesti per le gare di boardercross ed alcuni organizzatori lo richiedono anche in pipe, inoltre sono obbligatori per i minorenni); la testa è la parte più importante e delicata del nostro corpo, una botta anche lieve presa sul punto giusto, può fare danni irreparabili, figuriamoci atterrare di testa da un salto (la nostra Isa ne sa qualcosa...)! Se poi fate gare di boardercross, un bel casco da cross è il massimo, quasi tutti gli atleti usano quel tipo.

Anche le GINOCCHIERE, soprattutto agli inizi, sono un toccasana! Le cadute sulle ginocchia sono molto frequenti, quindi potremo proteggere anche questa parte efficacemente e senza perdere più di tanto in mobilità. 

Che ne dite di un bel PARASTINCHI? Anche questo, soprattutto se fate gare di boardercross, non è da scartare. 

Potremmo poi inserire in valigia anche dei PARAGOMITI

Ora potremo pensare a dei PANTALONCINI imbottiti para coccige e femore: ce ne sono in giro fatte in tutte le maniere, io preferisco quelle con rinforzi in plastica sul sedere e sulle coscie, riparano parecchio in caso di cadute violente. 

 

SHORT PROTECTOR AIR PRO 
Pantaloncini in Lycra® con trattamento Teflon® HT con protezioni composite rigide traspiranti su femore e coccige. 
Protezioni morbide per ileo, fianchi e glutei.

Ed ora siamo all'ultimo pezzo, che devo dire vi farà sembrare l'omino della Michelin: la maglia con integrato paraschiena, para-petto, para-gomiti, para-avambraccio, non chè para-spalle! 

 

SAFETY JACKET 20 
Evoluzione della Safety Jacket Air, la Safety Jacket 20 è un corpetto protettivo dotato di inserti compositi sul petto e di protezioni composite omologate CE su spalle e gomiti. Protezione Space staccabile, omologata, sulla schiena.

SLALOM JACKET AIR 
Giacca in Lycra® traspirante con trattamento Teflon® HT. Protezioni composite sulle maniche e tessuto a nido d'ape ammortizzante.

 

IMPIEGO DELLE PROTEZIONI NELLA PRATICA DELLO SNOWBOARD
Sicurezza e snowboard, se ne parla spesso e certamente costituisce una problematica innata al nostro sport che presenta svariati aspetti e perciò di trattazione tutt’altro che semplice.
La cosa certa è che il pericolo di farsi male, anche comportandosi con normale prudenza esiste, ma è anche certo che nessuno di noi può rinunciare a surfare per il timore di farsi male, in tal caso nessuno farebbe snowboard o altri sport che comportino rischi; per questo motivo qui affronteremo il problema della sicurezza individuale, ovvero come si possano passare belle giornate sulla neve divertendosi, imparando cose nuove, senza l’ansia di doversi rompere qualcosa ogni volta che ci mettiamo sulla nostra amatissima tavola.
Cercherò quindi di dare una risposta alle domande che frequentemente il rider si pone, ovvero: “E’ utile utilizzare le protezioni?? E quali devo usare ?? “
Partendo da questa domanda articolerò la risposta nell’ ottica dei vari livelli di riding, dal principiante sino al pro.

PRINCIPIANTE ASSOLUTO
Le velocità sono basse, per lo più si eseguono diagonale e curva base, in un secondo momento queste manovre si iniziano a concatenare, dando luogo alle prime discese le prime della quali spesso comporteranno frequenti cadute via via più violente e arresto con la tecnica “a sedere per terra” che tanto infastidisce i nostri amici sciatori.
Ginocchiere, non sono una questione di sicurezza vitale, ma all'inizio la botta alle ginocchia è la più frequente quindi è molto opportuno proteggerle, in primis perchè sono delicate, in secondo luogo perchè le ginocchia doloranti sono un forte ostacolo al proseguimento dell'attività.
Le ginocchiere, benchè spesso fastidiose risultano quindi molto utili nei primi giorni, 
si possono utilizzare quelle street per roller e skate, non costano tanto, circa 10/12 euro e sono spesso la salvezza per il principiante, è spesso merito delle ginocchiere se questo poi non si scoraggia, prosegue l’apprendimento e diventa un bravo rider.

Pants con protezione alla zona lombare e coccigea, l'altro grande rischio traumatico
per il principiante è rappresentato dagli urti in questa zona a causa delle frequenti perdite d'equilibrio, in questi casi la parte anatomica più interessata è la natica corrispondente alla gamba anteriore, quindi quella sinistra per chi è regular, quella destra per chi è goofy.
Chi scrive, ai suoi esordi subì una botta al fondoschiena impressionante: il versamento, dopo un mese di dolori anche molto acuti, divenne visibile nel retro della coscia, appena sopra alla piega nel ginocchio, questo perchè in alcuni urti è possibile lo schiacciamento del gluteo sulle sporgenze ossee del bacino, provocando non solo semplici ematomi, ma versamenti anche seri. Tale infortunio è molto frequente e viene considerato per lo più banale, ma in quel periodo facevo fatica anche solo a camminare, era doloroso persino stare seduti o distesi a letto, rendendo difficile il riposo, naturalmente essendo colto dalla malattia che voi ben conoscete ho continuato ad andare in snowboard al weekend, resistendo non si sa come al dolore e solo dopo ho utilizzato protezioni adeguate. Non ritengo pertanto di essere un esempio da seguire, raccontandola mi auguro che chi legge questo articolo possa non ripeterla, visto che si tratta di un incidente che agli inizi può capitare molto facilmente.
I pants più noti sono quelli della Dainese, costano all'incirca 60 euro, ma sono un ottimo investimento, utile anche per gli anni a seguire.

L’ utilizzo del casco è sempre auspicabile, seppure da principiante assoluto si rischi forse qualcosa di meno e gli urti siano in genere meno violenti a causa delle velocità limitate. Occorre però pensare che sovente sulle piste possono esserci ostacoli, altre persone, specie nei periodi di scarso innevamento si riscontrano rocce affioranti, sia in pista che è ai lati, il cadere su una di queste, battere il capo, oppure perdere il controllo, finire fuori contro sassi e rocce è questione di un attimo e può avere conseguenza tragiche;ho visto protagonista di una scena del genere un mio amico che, ottimo sciatore mostrava molto coraggio nel voler apprendere lo snowboard, solo per fortuna non si è fatto veramente male.

Utile la protezione ai polsi, c'è chi utilizza quelle da roller, ma sono troppo rigide e possono presentare controindicazioni, io le ho utilizzate senza problemi, ma conosco una persona che proprio a causa della pressione esercitata dalle rigide barre in plastica con le quali sono realizzate, si è fratturata i polsi, questo in quanto probabilmente le mani possono impuntarsi nella neve durante una caduta, e quindi sottoporre i polsi a pericolose torsioni e compressioni. Per lo stesso motivo è buona precauzione non portare l’ orologio, specie con cinturini rigidi o metallici sotto i guanti: a Leon è capitato di rompersi un polso a causa dell’orologio in una caduta in cui è incorso durante una gara di boardercross.
Nettamente migliori invece le protezioni integrate ai guanti, come bio-mex di Level, sono leggere, non arrecano impedimento neppure nell’effettuare prese sulla tavola e offrono una buona protezione senza incorrere nelle controindicazioni suesposte. Ne esistono di due tipologie, una interna al guanto, più leggera, e esterna, molto più robusta, consigliabile più a chi fa carving in quanto certamente scomoda in freestyle nell’eseguire grabs.

INTERMEDIO
Le velocità di riding si fanno più sostenute, si inizia con la tecnica avanzata, si tirano curve condotte concatenate, chi frequenta i park si cimenta su salti più impegnativi.
Il rischio di cadute è minore, ma gli urti che ne derivano sono più violenti, un controllo lamina durante una sequenza condotta, i primi tentativi di salto, i primi tricks,
una sensazione di falsa sicurezza che in questa fase spinge molto ai limiti delle proprie capacità rende quanto mai emergente l'esigenza di un'adeguata protezione.
Diventa indispensabile il casco: della giusta misura, sempre allacciato, non è indispensabile saltare dieci o quindici metri per averne bisogno, basta immaginare una caduta inaspettata, un improvviso controllo lamina backside a velocità sostenuta, in tal caso il rider viene sottoposto a una violenta frustata, ci si trova con la schiena a terra senza rendersene conto, la testa picchia violentemente con la nuca contro il suolo.
Un incidente del genere può essere molto pericoloso se la neve è dura e anche con il casco può capitare di rialzarsi e vedere le "lucciole" totalmente storditi. Tutto questo sempre tendendo conto le considerazioni riguardanti rocce e ostacoli esposte nel precedente paragrafo.

In questa fase, sempre a protezione in situazioni come quella sopra descritta, diviene necessario il paraschiena: ne esistono di varie misure e costruzione, personalmente ritengo praticamente inutili quelli due/tre placche, vero è che lasciano maggior libertà di movimento, ma bisogna essere coscienti del loro grado di protezione alquanto basso, ragion per cui occorrerebbe sceglierne un modello da almeno 5/6 placche, che sia in grado di coprire tutta la schiena e quindi la zona vertebrale sino a sotto il collo.
Occorre comunque sottolineare che la protezione vertebrale non è MAI assoluta, quindi evitare l’errore di credere alle protezioni come a una panacea conducente all'invulnerabilità.

I pants, non indispensabili, in quanto le cadute in riding diventano rare e comunque non riguardano quasi mai più la zona lombare, possono tornare ad esserlo per chi fa molto snowpark ed è esposto a cadute dall'alto, e comunque a chi fa un freerding molto spinto in termini di velocità e fuori pista, dove spesso capita di saltare magari con landing non ideali. In questa fase diventa preponderante la protezione che tali pants danno al coccige e alle anche.
I pants devono essere del tipo con protezioni rigide in plastica al coccige, non solo morbide in materiale espanso come in molti modelli base.

Vengono abbandonate le ginocchiere, l'urto alle ginocchia del principiante diviene raro, del tutto occasionale.

LIVELLO AVANZATO
le velocità di riding possono essere elevate a seconda dello stile del rider: il freestyler cercherà di progredire su salti e manovre maggiormente impegnative.
Il rischio di cadute è minore in situazioni normali, ma la natura stessa dello sport, e la tendenza del rider a cercare qualcosa di nuovo rende sempre attuale il pericolo di cadute anche molto pericolose.
Benchè il rider avanzato avrà più attitudine a reagire correttamente in una caduta, le botte che si prendono sono proverbiali, quindi si confermano tutte le protezione utili a punto precedente, che divengono assolutamente INDISPENSABILI !

PRO / AGONISTA
Benchè molti atleti di alto livello nei vari video non mostrino di utilizzare protezioni è bene indossarle tutte, certamente questo è un problema risolto in partenza nel caso di gare FSI, FISI o su altri circuiti dove si prevede l’obbligo del casco per gli iscritti, ma sarebbe bene sentirsi obbligati ad usarle sempre.
Per chi desidera cimentarsi in gare di BX saranno necessari: casco tipo cross con mentoniera, jacket con protezioni integrate schiena, spalle, gomiti, placche protettive pettorali e agli avambracci. Tutti questo accessori sono si derivazione motociclistica, sono preferibili quelli realizzati in tessuti traforati ed elasticizzati, in quanto permettono agli inserti rigidi di non muoversi.
I pants devono sempre essere del tipo con protezioni in plastica, con placche alle cosce. 
Sono utili in questo caso anche protezioni alle ginocchia, ma di tipo più evoluto, di derivazione motociclistica.
La problematica peculiare di una competizione come il boardercross è data da rischio di "assaggiare" le lamine degli avversari, contro i quali si corre direttamente sullo stesso tracciato, gomito a gomito, pur considerando la correttezza degli avversari è bene mettere comunque in conto situazioni non proprio idilliache.

Poi ognuno ha libertà di fare quello che vuole, la pellaccia è vostra, ma poi non dite che non vi avevo avvisato

Con la collaborazione di: www.freestylpark.it

Snowboard - Come scegliere l'attrezzatura

SNOWBOARD: COME SCEGLIERE L'ATTREZZATURA

1) Domande da inizio di stagione

Finalmente si comincia a sentire quella leggera brezzolina...non ancora pungente ma chiaro sintomo della stagione che sta cambiando.

Ebbene si, forse si sta abbassando il termometro, forse si comincia a sentir parlare delle prime spolverate di neve in quota, forse si comincia a capire che è giunto il momento di togliere la polvere all'attrezzatura.

Iniziamo a preparare la tavola: probabilmente avrete messo a riposo alla fine della stagione scorsa la vostra tavola con estrema cura: l'avrete asciugata tutta!!!!??????? Avrete rifatto il fondo!!!!!!!!!!!???????? Avrete tirato a lucido le lamine.......!!!!!!!!!!?????????

E sopratutto avrete ricoperto la soletta di uno strato di sciolina o paraffina per mantenere la vostra soletta grassa per tutta l'estate!!!!!!!!?????????...Giusto?

Credo che molti di Voi non avrà fatto nulla di tutto ciò, quindi forse la prima cosa da fare sarà quello.

Un buona revisione al vostro mezzo sarà la prima cosa da fare per iniziare con il piede giusto la stagione.

E se guardando la tavola capite che forse l'anno scorso avete esagerato con i rail e i box, e se forse avete esagerato con le curve sui sassi di fine stagione...e se mancasse un pezzo nella vostra soletta e siete perfettamente in grado di vedere tutti gli strati che compongono la vostra tavola? Forse è il caso di decidere di fare un salto da noi e capire come si rottama una tavola.

E da qui comincia la selva oscura di prodotti con tutte le indecisioni del caso: come scegliere la mia prossima tavola?

Non sarà difficile...basta fare un percorso semplice e darsi le risposte a queste domande:

1) Ho il portafoglio gonfio o sgonfio?

- se gonfio guardiamo i top gamma

- se sgonfio i prodotti entry level

2) Impazzisco solo a fare curve e mi cerco sempre a tutti i costi neve fresca? Se sì la mia tavola allora è:

DIREZIONALE

  • Quanto lunga deve essere la mia tavola DIREZIONALE?

    - Mediamente la scelta per un altezza media (170 -183) varia dal 157 al 161.

  • Quanto dura deve essere la mia tavola DIREZIONALE?

    - Se sono alle prime esperienze non troppo dura, se so raidare già bene anche un po più rigida può andare bene.

    3) Impazzisco a giocare nel park, mi piace fare il fenomeno tricchettando in pista e cercando di chiudere tutte le manovre possibili immaginabili ed inimmaginabili? Se si la mia tavola è :

    TWIN TIP

  • Quanto lunga deve essere la mia tavola TWIN TIP?

    - Mediamente la scelta per un rider di media altezza varia dal 152 al 156.

  • Quanto dura deve essere la mia tavola TWIN TIP?

    - Se scelgo TWIN TIP è sempre meglio una tavola di media durezza perchè più versatile.

    4)Ho deciso quest'anno di imparare a saltare iniziando da salti da 5 metri per arrivare almeno a salti lunghi fino a 12/15 metri? La tua scelta allora sarà probabilmente TWIN TIP con un flex abbastanza rigido!!!!

    Ci sarebbero ancora molte cose da dire ma per oggi questo è tutto...

    In bocca al lupo a tutti...

    Buon divertimento

    2) Nozioni di base per chi comincia lo snowboard

    Quando ci si avvicina ad uno sport come lo snowboard,

    sicuramente le prime domande che ci si pongono riguardano la lunghezza della tavola

    e la posizione dei piedi: se “goofy” o “regular”.

    Ebbene la soluzione alla prima domanda è semplice, basta porsi di fronte alla tavola, in piedi, e questa dovrà avere una lunghezza che va dal mento alla punta del naso, non oltre.

    Ora la risposta alla seconda domanda ha bisogno di un piccolo test: bisognerebbe infatti far girare di spalle la persona interessata, senza suggerire cosa si intende fare,

    dopo di che la si dovrebbe spingere alle spalle in avanti, tanto da farle perdere l’equilibrio, in maniera tale da farle appoggiare avanti il piede destro o il sinistro.

    A seconda del piede che appoggerà, sarà: “regular” se si poggia il piede destro, “goofy” se si poggia il piede sinistro.

    Ci sarebbe anche un’altra tecnica e cioè quella di far alzare un piede a scelta all’improvviso, il piede che si alza sarà quello che deciderà se si è “goofy” o “regular”.

    Dobbiamo ora vedere come posizionare gli attacchi. Questi andranno posizionati con un’inclinazione verso l’esterno, per intenderci: “a papera”.

    Sicuramente questa posizione renderà meno precario l’equilibrio già difficile dei principianti, darà più certezze sulla scelta del “goofy” o “regular” e renderà più semplice la surfata.

    Dalla collaborazione con www.surftribe.it


    3) Gli attacchi

    L'attacco da Snowboard è realizzato fondamentalmente in due diverse maniere.

    L'attacco di origine più antica (si ricordi il Leash di Sims), é l'attacco denominato "a guscio" o "soft", costituito da un plantare nel quale si entra con degli scarponi da montagna o con appositi scarponcini piuttosto morbidi.

    Questo plantare é munito di un rialzo di plastica e gomma posteriore e di due fasce superiori regolabili che hanno lo scopo di vincolare lo scarpone alla tavola.

    Tale tipo di vincolo permette peró di compiere una vasta gamma di movimenti del piede, cosa che é necessaria nelle discipline più acrobatiche come l'Halfpipe, da questo fatto deriva il nome (soft, in inglese significa morbido) stesso dell'attacco.

    L'altro attacco che si trova in commercio é l'attacco hard a piastra, questo attacco si adatta benissimo a scarpe rigide e semirigide del tipo scarponi da scialpinismo o addirittura da sci alpino.

    A questo proposito si vuole far notare con forza l'inadeguatezza dell'uso degli scarponi da sci alpino per surfare, infatti la necessità di una escursione della caviglia obbliga come minimo ad usare questo tipo di scarponi in posizione slacciata, questa situazione si rivela pericolosissima poiché lo scarpone slacciato soprattutto nel movimento di distensione della caviglia non offre alcuna resistenza al movimento all'indietro dell'arto fintantoché il polpaccio non s'appoggia alla parte posteriore dello scarpone stesso (scaffo), che essendo estremamente rigida funge da perno e provoca nei casi piú sfortunati la rottura dell'arto (tibia e perone).

    Questi attacchi sono costituiti da una piastra fissa sulla quale sono montati un ancoraggio anteriore che funge da fulcro ed un sistema di ammorsamento a leva detto a chiusura rapida, (simile a quello adoperato per i nuovi ramponi da ghiaccio), disposto posteriormente e che permette un perfetto agganciamento dello scarpone alla piastra e quindi alla tavola.

    Questo tipo di attacco permette meno movimento a livello della caviglia, ma presenta una calzata piú rapida e confortevole oltre a consentire di trasmettere con estrema velocitá e precisione gli impulsi dal piede alla tavola ottenendo quella surfata precisa che spesso é necessaria su nevi dure soprattutto durante le competizioni.

    Si rende necessario spendere ancora due parole a proposito della disposizione degli attacchi sulla tavola.

    La prima operazione da effettuare per l'appropriato montaggio degli attacchi è la misurazione della lunghezza complessiva della parte della tavola che effettivamente appoggia sulla neve. Il punto posto alla metá di tale lunghezza rappresenta il centro degli attacchi, ovvero il punto interposto tra i due attacchi ed equidistante da essi.

    Entrambi gli attacchi vanno montati in direzione diagonale rispetto alla direzione principale della tavola.

    L'angolo formato dall'attacco e la succitata direzione dipende dal grado di abilità dello Snowboarder nonché dalle caratteristiche tecniche della tavola, vale comunque sempre il principio che l'attacco anteriore sarà sempre meno inclinato di quello posteriore, si cercherá di spiegare la ragione di questa scelta nelle prossime righe.

    Una persona che s'avvicina per la prima volta allo snowboard, sará assillata sicuramente da alquanti problemi, il primo dei quali deriverà dal comprendere almeno da quale parte salirvi.

    Infatti esistono due diversi approcci alla tavola, l'approccio "regular" prevede che si disponga avanti (pi˜ vicino alla punta) il piede sinistro, l'approccio "goofy" viceversa propone davanti il piede destro.

    Questa discriminazione non è una maniera per complicare le cose, ma deriva da una effettiva differente inclinazione naturale dei vari individui.

    Il piede avanzato ha la funzione di dare equilibrio e stabilitá alla persona che si trova sulla tavola, questo più é disposto nella direzione del moto (che coincide con la direzione dell'asse principale della tavola), più determina una facile acquisizione dell'equilibrio; si consiglia quindi al principiante di orientare l'attacco anteriore in modo che sia poco divergente rispetto la direzione della punta della tavola.

    Il piede posteriore invece permette di cambiare direzione al moto della tavola, si capisce intuitivamente che più questo piede é disposto ortogonalmente alla direzione del moto pi˜ la gamba ha la capacità di imprimere una rotazione alla tavola potendo contare sulla possibilità di guidare questo movimento con una rotazione dell'anca, a sua volta ottenuta con una compensazione della parte alta del busto, permettendo quindi il desiderato cambio di direzione.

    Esistono diversi semplici accorgimenti che aiutano a capire se una persona ha comportamento regular o goofy.

    Bisogna in definitiva capire in quale arto risieda il maggior senso dell'equilibrio, essendo assodato che generalmente ve n'è sempre di pi˜ in uno che nell'altro.

    Questo fatto si può scoprire, ad esempio, facendo chiudere gli occhi al soggetto analizzato e spingendolo da tergo si deve osservare quale dei due arti viene per primo avanzato per ristabilire l'equilibrio turbato.

    Oppure si puó far saltare un ostacolo al nostro soggetto, il piede che rimarrá a terra per sostenere il corpo durante il balzo, se questo verrà eseguito in maniera naturale, sará proprio il piede sede dell'equilibrio.

    Si ricorda inoltre il fatto che anche la distanza reciproca tra i due attacchi influirà notevolmente sull'assetto della persona che si trova sulla tavola.

    Se la distanza è grande, si avrà maggiore equilibrio a scapito peró della velocità di inversione di spigolo.

    Risulta quindi evidente che piú il soggetto diviene padrone dell'attrezzo pi˜ egli potrá ravvicinare i piedi, riuscendo ad effettuare movimenti rapidi e curve molto strette.

    Un ultimo accenno va fatto sul comportamento degli attacchi in caso di caduta.

    La caduta a bassa velocità, quella del principiante per intenderci, non è quasi mai pericolosa, la caduta alle alte velocitá invece lo é parecchio. La tavola infatti è piuttosto pesante e possiede quindi un'inerzia molto grande. Quando si cade si deve quindi cercare sempre di assecondare la caduta cercando di sollevare il surf dalla neve.

    Non é previsto in questo attrezzo lo sgancio automatico dell'attacco perché se dovesse per disgrazia sganciarsi uno solo dei due attacchi il piede che rimane vincolato alla tavola sarebbe sottoposto a delle incredibili sollecitazioni che porterebbero nella quasi totalità dei casi a brutte fratture dell'arto, attualmente gli snowboard sono corredati solamente di normale cinturino di sicurezza che permette di non perdere l'attrezzo nel caso che avvenga lo sgancio di entrambi gli attacchi.

    L'importanza di questo problema renderebbe auspicabile lo studio e la messa in pratica di sistemi meccanici od elettronici che prevedano il contemporaneo sgancio degli attacchi in caso di eccessive sollecitazioni su di uno di questi, cosa che richiederebbe anche lo studio di un sistema che permetta di arrestare la tavola dopo lo sgancio.

    1 Halfpipe significa mezzo tubo ed è il termine con il quale si definisce una delle più spettacolari discipline agonistiche dello snowboard.

    L'Halfpipe è un percorso artificiale che viene costruito in discesa, con una pendenza longitudinale di circa 20ƒ ed é costituito da due pareti verticali di neve dura che corrono parallele tra loro per una lunghezza di 50-100 m. e che sono alte circa 1.5- 3.5 m., arrotondate nella loro parte interna.

    Tra di esse vi è una zona piana di 5-8 m. All'interno dell' HP gli snowboarders compiono evoluzioni straordinarie scendendo con ripetuti passaggi da una parete all'altra .

    2 I due differenti tipi di attacco che si andranno descrivere hanno creato una divisione tra due vere e proprie diverse categorie di snowboarders.

    3 L'attacco hard si differenzia leggermente in base alle ditte produttrici (per esempio Burton lo monta su piastra unica, Emery dispone puntale e talloniera separati).

    I due sistemi hanno entrambi dei vantaggi. L'attacco monoblocco infatti sembra offrire una maggior precisione e velocità nella trasmissione degli impulsi dal piede alla tavola ma peggiora le caratteristiche torsionali della tavola che viene irrigidita notevolmente dai due elementi trasversali.

    Con la collaborazione di: www.surftribe.it

  • Ad ognuno la sua tavola da snowboard

    QUAL'E' LA MIGLIOR TAVOLA PER UNO SNOWBOARDER

    Tavola larga, tavola stretta, ci starò col mio piede?
    Oppure: tavola lunga per il mio peso, peso poco ma sono alto o peso molto ma sono bassino…

    La maggior parte delle domande dei principianti, ma talvolta anche degli snowboarders avanzati, si incentra su questioni del genere. Non c'è mai una sola risposta, perché molto dipende anche dalle preferenze del singolo ed è proprio questa versatilità uno dei pregi maggiori dello snowboard. Ma è anche una delle cose che più mette in crisi gli inesperti e comunque chiunque voglia acquistare una tavola da neve e magari non può o non vuole fidarsi di un vero snoshop di fiducia.

    Cercheremo qui di dare delle coordinate di riferimento, ulteriori e più approfondite rispetto agli altri suggerimenti in materia già forniti, nel tentativo, in verità un po' arduo, di creare una sorta di "tabella" base a cui rivolgersi ogni qualvolta ci assaliranno dubbi quali quelli sopracitati. Qui ci riferiremo al mondo soft, dovendo il mondo hard essere purtroppo considerato ormai residuale ed essendo in ogni caso la larghezza nel rigido legata anche a fattori di disciplina scelta e di preferenze personali.

     

    LARGHEZZA

    In fin dei conti è quasi un'affermazione banale, ma siccome non abbiamo tutti i piedi uguali e nemmeno proporzionalmente più lunghi al crescere del peso e dell'altezza, ogni persona dovrà ricercare la sua tavola ideale riguardo alla larghezza, proprio in base al numero di scarpe che porta. Ovviamente, le case produttrici, per comprensibili ragioni di marketing, cercano d'individuare alcuni tipi di possibili "target", cioè il normale ed il wide, riservando talune case a questa categoria alcune versioni di molti modelli della linea, altre invece mettendo in produzione dei modelli appositi e distinti più larghi. Inoltre c'è il modello narrow o più spesso da donna o da persone leggere, normalmente costruito in larghezze e lunghezze maggiormente ridotte.

    Pur essendoci variazioni da casa a casa, il modello normale ha come media, per una misura intorno a 160 cm di lunghezza, una larghezza al centro di 25,5 cm, calcolata in media per persone con numero di piede intorno al 42-43. Ovviamente poi al calare della misura cala anche la larghezza al centro, e viceversa al crescere sale anche la larghezza al centro, nella presupposizione - purtroppo spesso con frequentissime eccezioni - che al crescere o al calare dell'altezza e del peso corrisponda il crescere o il calare della misura del piede.

    Il modello wide per una misura intorno ai 160 cm è in media largo 27 cm al centro, ed è adatto per un piede intorno al n. 45. Normalmente però proprio perché il target è la persona alta e pesante è difficile trovare misure corte di queste tavole, cioè modelli per persone con i piedi grandi, ma leggere e non troppo alte.

    Il modello narrow, normalmente da donna, in genere viene costruito con una larghezza dai intorno ai 24-24,5 cm al centro, centrato per un piede intorno al 39, peraltro con un flex più moderato, colori femminili e lunghezze che non arrivano al 160. Non è quindi sempre la scelta ottimale per chi ha i piedi piccoli ma, magari è pesante e… uomo.

    A tutto questo va aggiunta inoltre la variabile dello stile prevalente dell'utilizzatore, in quanto normalmente le tavole prettamente freestyle sono un po' più strette e sciancrate delle tavole freeride, anche se questo argomento è controverso.

    Ovviamente le moltissime eccezioni dovranno cercare il compromesso migliore possibile e non è raro che si trovino ad essere potenzialmente in crisi al momento della scelta. Il rider pesante coi piedi piccoli avrà tavole un po' troppo larghe per il suo peso, come il rider leggero ma coi piedi grandi - un caso sempre più frequente fra le nuove generazioni - avrà spesso di fronte tavole potenzialmente troppo strette in relazione alla misura consigliata per il suo peso.

    Per il primo caso - rider pesante con piedi piccoli - qualche aiuto può venire dall'utilizzo di zeppe di rialzo come le Palmer, per aumentare l'effetto leva e ridurre la fatica, anche se non mancano voci critiche in merito a supposte perdite di sensibilità nell'uso di questo tipo di accessori. Imperativa una scelta accurata di attacchi con spoiler alto, rigido e ampio, ma con bordo superiore non troppo duro e boots sostenuti, il tutto per evitare o ridurre il rischio di dolori ai polpacci.

    Per il secondo caso - rider leggero coi piedi grandi - ugualmente un qualche aiuto può venire dalle zeppe sopracitate, ma solo per uno due numeri di piede in più, mentre nessuna zeppa renderà ottimale l'utilizzo da parte di un 45 di piede di una tavola da 25 al centro, né si potrà angolare oltre certi limiti fisiologici per un attacco soft normale, diciamo massimo 35 gradi, senza snaturare la snobordata o peggio renderla rischiosa per le articolazioni. Quindi bisognerà rivolgersi ai modelli wide nelle misure più corte, se si è un "piedone leggero", magari scegliendo il modello meno cattivo e più economico (ebbene sì) dotato spesso di un flex più gestibile da chi non ha molti chili da metterci sopra.

    Una tecnica "statica" per vedere quanto sporgerà il nostro scarpone su quella tavola che ci piace tanto è di portarsi un boot in negozio, mettere la tavola su un piano, meglio su un tavolo, metterci sopra un paio di riviste o un catalogo impilati sopra le boccole centrali (per simulare lo spessore degli attacchi) e mettere il boot angolandolo ad occhio un po' meno di quanto usiamo di solito noi, per cautela e per lasciare il margine a cambiamenti e ripensamenti; ovviamente ripetendo l'operazione anche per l'altra boccolatura. A questo punto, con un piccolo ripiano rigido posto fra l'estremità dello scarpone e la lamina vedremo agevolmente l'angolo massimo di inclinazione, che, a giudizio dello scrivente, dovrà sempre essere almeno superiore a 45°.

    Una tecnica "dinamica" invece, ovviamente pressochè impossibile in negozio, implica che noi fissiamo un paio di attacchi, ci leghiamo il boot e poi incliniamo la tavola schiacciando la sciancratura, il tutto su un tappeto morbido e vedremo con precisione l'angolo che possiamo raggiungere in inclinazione.

    Si tenga conto che, mentre per un debuttante assoluto non ci saranno troppi problemi di eccessive sporgenze, entro ovviamente i limiti del buon senso, dato che inclinerà molto poco i primi giorni, una vera wide resta sconsigliabile per debuttare a chi non abbia proprio un superpiedone. Progredendo invece, diciamo dopo le prime ore di tentativi, per sicurezza si dovrà sempre superare come detto almeno i 45° di possibilità di inclinazione; pena, improvvise e talvolta dolorose scivolate se al posto della lamina vengono a toccare le punte o i talloni dei boots; un freerider-freecarver esperto dovrà tenere invece come riferimento quantomeno i 60 gradi, se non i 75°.

    Teniamo conto poi che la misura cosiddetta "mondopoint" del nostro scarpone dovrebbe corrispondere alla sua lunghezza in millimetri, per cui possiamo metterla in relazione alla larghezza della tavola all'altezza della boccolatura, talvolta lodevolmente segnalata da alcune case nei listini ("foot placement width") ricordando che normalmente i boots saranno appena più lunghi; peraltro almeno la verifica "statica" è consigliabile prima dell'acquisto, per evitarsi sorprese.

     

    LUNGHEZZA

    Anche in fatto di lunghezza ci si trova a volte con situazioni critiche, perché notoriamente la lunghezza della tavola va scelta in relazione al peso più che all'altezza del rider, essendo il fattore determinante della capacità di flettere correttamente l'attrezzo nel riding. In un ipotetico mondo in cui tutti sono perfettamente in peso-forma, ne dovrebbe conseguire una determinata altezza, che mantiene un suo rilievo correlato alla capacità delle gambe di fare leva sulla tavola stessa.

    Invece qui è ancor più facile trovare sfasature notevolissime e allora possono capitare situazioni in cui in base al peso una persona da 1 metro e 90 per 65 chili (magari con un bel 45 di piede), che in teoria dovrebbe prendere una tavola sull'1,55, con un visibile effetto "soldatino di piombo"… Oppure persone di 1,75 che però viaggiano sopra i 90 kg, che dovrebbero rivolgersi su tavole verso 1,66-1,70, e proviamo a pensare l'effetto in pista, specie se messo a fianco con l'esempio precedente…

    In ogni caso, una serie di standard possono essere individuati, come base di riferimento per il freeride ed il freestyle per persona di media esperienza; con l'avvertenza però che le mode influenzano un po' il tutto, ci sono anni in cui si spinge verso le tavole lunghe e anni che riportano ad un leggero accorciamento, e pertanto non è escluso che i parametri odierni domani possano cambiare, peraltro sempre di qualche centimetro.

    Allora, la tavola per la persona più o meno in peso forma di 75 kg sarà intorno o appena sopra m 1,60 per un utilizzo freeride, sull'1,57 per un utilizzo prettamente freestyle. Se però la stessa è un freerider esperto e molto amante della neve fresca, potrà spingersi su di qualche cm, fino ai 1,65 cm massimo.

    Da qui si varierà in aumento o in diminuzione a seconda del variare del peso, diciamo che una persona di 90 kg dovrà stare intorno ai 165 cm, una persona da 60 kg dovrà tenersi intorno ai 155 cm. Sotto ai 60 kg si entra nel regno delle donne e allora si trovano tavole dai 143 cm ai 151-153 diciamo per ragazze dai 45 ai 60 kg circa, con flex generalmente mediomorbidi e larghezze contenute intorno ai 24 cm.

    Attenzione: queste sono misure standard fornite più o meno nella presupposizione che tutte le tavole a parità di lunghezza totale abbiano la stessa lamina effettiva (anzi sarebbe più corretto considerare la lunghezza di scorrimento, ma non si vuole complicare ulteriormente le cose) e lo stesso flex.

    Invece, pur nella relativa costanza della media di lamina effettiva a parità di lunghezza, vi sono alcune tavole che per shape e per destinazione, diciamo freeride-freecarve o boardercross, hanno anche 5 cm di lamina in più delle pari lunghezza da freeride e freestyle generiche. Si distinguono in genere dallo shape leggermente più allungato e talvolta dalla coda (più raramente anche dalla punta) più corte.

    Inoltre vi sono delle tavole (in questo caso molte) che a parità di lunghezza hanno un flex più morbido di altre e corrispondentemente una maneggevolezza superiore ma una tenuta leggermente minore delle sorelle più rigide.

    Le due tipologie di tavole di cui sopra aiuteranno molto i casi fuori norma di cui sopra si parlava. Così la persona longilinea e molto magra di 1,90 per 65 kg, che si ipotizzava prima, che stando al suo peso dovrebbe prendere una tavola di 1,55 circa (un po' ridicola ai piedi di una persona così alta…) potrà orientarsi verso una tavola medio-morbida da 1,60, magari cercandola tra le wide di prezzo un po' più basso, dotate generalmente anche di un flex più permissivo, ma adatte al suo bel 45 di piede, quando invece fra i 155, che si trovano solo normal, difficilmente troverebbe una wide e per il suo "piedino da fata" sarebbero dolori.

    Per converso, nell'altra ipotesi della persona da 1,75 di 90kg, sovrappeso o palestrata che sia, una tavola da oltre 1,65 potrebbe avere l'effetto inverso e talvolta risultare anche pericolosa se la persona in questione non ha gambe particolarmente allenate o è di livello non avanzato, data la leva che un attrezzo lungo si troverà a fare su arti inferiori non molto allungati. Per cui la stessa, volendo, potrà rivolgersi ad una tavola leggermente più corta, ma fra quelle alto di gamma, in genere dotate di un flex più solido (e purtroppo spesso anche di un prezzo più solido...); semmai anche scegliendola, fra quelle dotate di lamina maggiorata, consapevole peraltro che in così però riduce le dimensioni complessive della tavola ma non aumenta molto la sua maneggevolezza sulla neve.

    A tutto questo va poi sovrapposta l'ovvia considerazione che all'inizio sarà consigliabile prendere una tavola decisamente più corta, onde facilitare l'apprendimento dei primi movimenti sulla neve, specie perché spesso si svolgeranno su pendii leggeri e neve morbida, dove molta lamina effettiva crea solo impaccio. Ovvio che, vista la relativa velocità di apprendimento dello snowboard, è sconsigliabile prendere una tavola di alto prezzo per iniziare: un discreto usato o un nuovo economicissimo sono sicuramente più consigliabili.

     

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